06/10/2021
ATTUALITÀ
di Redazione
La casistica “incendio” su un ponte è molto rara. Gli esperti di Sensoworks, la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale attraverso l’alta tecnologia, dicono che a memoria non ne ricordano una.
Paura, fiamme e crolli nella Capitale, sul Ponte dell’Industria. «Ma la casistica incendio su un ponte è molto rara, il problema è più frequente in strutture ed infrastrutture chiuse quali ad esempio gallerie o edifici» avvisano gli esperti di Sensoworks (www.sensoworks.com), la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale supportato da piattaforme multilivello.
L’incendio che ha portato al crollo che ha interessato una delle passerelle metalliche del "ponte di ferro" che attraversando il Tevere nel pieno centro di Roma collega i quartieri Marconi e Ostiense, è dunque quasi certamente di origine colposa o dolosa. Ma anche in questi casi un algoritmo consentirebbe di intervenire evitando ingenti danni e disagi.
«Il set di monitoraggio dinamico dei ponti include anche telecamere ad infrarossi che, anche se non espressamente configurate per la prevenzione di incendi proprio perché questa è una casistica storicamente irrilevante, avrebbero permesso di individuare dei segnali anomali e di intervenire con maggiore rapidità» spiega Niccolò De Carlo, ceo e co-fondatore di Sensoworks (www.sensoworks.com).
«Possiamo dire —prosegue De Carlo— che monitoriamo le strutture anche sotto questo punto di vista —quello dell’incendio— che contestualizzerei come uno degli aspetti del monitoraggio che applichiamo alle infrastrutture come plus. Insomma un incendio come questo lo avremmo predetto o prevenuto almeno in parte se avessimo monitorato dinamicamente il ponte grazie ai sensori termici e infrarossi insieme agli altri rilevatori di vibrazione, strain e via dicendo».
Il sistema Sensoworks prevede infatti specifici sensori per il monitoraggio e la prevenzione degli incendi, sensori per temperature, sensori per la fuga di gas e telecamere a infrarossi con algoritmi IA che permettono di individuare le situazioni anomale —ad esempio un incendio— rispetto alle situazioni normali —ad esempio una giornata estiva molto calda— evitando i falsi positivi.
Per la sicurezza dei 400 ponti di Roma Capitale si esegue un regolare monitoraggio, ma si preferisce ancora l’utilizzo delle vecchie metodologie, mentre quelle nuove consentirebbero interventi più economici su larga scala ed in continuo, con acquisizione automatica dei dati e gestione da remoto, permettendo di monitorare grandezze fisiche, 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
«Il monitoraggio rappresenta un aspetto critico per il futuro perché il patrimonio infrastrutturale italiano, seppure progettato alla perfezione e manutenuto con grande impegno dagli enti e dalle società preposte, è stato ideato tenendo conto di una determinata sismicità che è variata nel tempo, così come è cambiato anche il contesto climatico» sottolinea il ceo di Sensoworks.
«Da qui al 2050 il riscaldamento globale metterà a rischio la sicurezza delle infrastrutture a livello mondiale» avvisano gli esperti di Sensoworks. E non è solo il caldo ma anche il conseguente incremento dei periodi di alluvione, delle tempeste e degli uragani. Fenomeni climatici che sono aumentati in quasi ogni parte del mondo, sia in frequenza che in durata.
Ecco allora che può venire in nostro aiuto quel nuovo “attore sociale” che i matematici chiamano algoritmo, in grado di leggere le “parti numeriche” della realtà praticamente ovunque, perfino dentro le nostre stesse vite, attraverso i dati che disseminiamo online.
Secondo le stime di Sensoworks in Italia a poter beneficiare di questo tipo di monitoraggio dinamico-algoritmico sono 1,5 milioni di ponti, calcolando poi le campate di ciascun ponte si arriva a sommare 4 milioni di strutture.
Di queste solo 60 mila sono attualmente sotto monitoraggio, per di più monitorate con i vecchi sistemi delle ispezioni che portano sovente a situazioni di allarme innecessarie ed a gravi diseconomie.
Le soluzioni tecnologiche ci sono tutte ma bisogna adottarle, altrimenti i pericoli non sono scongiurati. Ci sono altre strutture a rischio. Sempre nella Capitale tanto si è parlato e si continua a parlare anche del Viadotto della Magliana. Su quest’altro ponte romano è stato il professor Remo Calzona, per decenni docente di Tecnica delle Costruzioni all’Università degli Studi di Roma La Sapienza e allievo di Morandi, a lanciare l’allarme: «presenta da tempo forti segni di rischio crollo» ebbe modo di dire dalle pagine del Corriere della Sera.
In questo senso, la tecnologia potrebbe ancora una volta darci una mano. Il sistema realizzato da Sensoworks, la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale supportata da piattaforme multilivello, permette, tramite appunto un algoritmo, di raccogliere e processare l’insieme di dati, relativi alle infrastrutture, con una velocità ed un’efficienza fuori dalla portata umana.
Il sistema include sensori di spostamento, inclinometrici, interferometrici, di temperatura, di umidità, trasduttori di pressione, accelerometri piezoelettrici, geofoni, estensimetri, anemometri ad ultrasuoni, distanziometri, misuratori di forza nella connessione tra i giunti, sensori in fibra ottica in grado di rilevare anche le deformazioni nelle strutture, accelerometri che misurano le vibrazioni e molti altri dispositivi all’avanguardia.